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“La storia mai raccontata”

| Un inno alla libertà e all’amore, una perfomance che attraverso l’uso multimediale delle diverse forme di espressività: musica, canto, danza, canzone d’autore, filmati, proiezione di diapositive.

Ecco il resoconto della conferenza stampa tenuta dal noto giornalista, scrittore e cantauitore Giancarlo Padula, 52 anni, Premio Astro Nascente, rilasciata agli organi di informazione e alle agenzie di stampa in occasione dell’avvio dei lavori de “La storia mai raccontata”, un inno alla libertà e all’amore, una perfomance che attraverso l’uso multimediale delle diverse forme di espressività: musica, canto, danza, canzone d’autore, filmati, proiezione di diapositive, vuole sensibilizzare la società italiana circa la verità intorno alle vicende che caratterizzarono le insorgenze popolari del meridione negli anni dell’unità d’Italia che si opponevano all’invasione dello Stato Sabaudo mascherando sete di potere, indebitamento e volontà di distruggere i principi del Cristianesimo con lo “spirito patriottico”. <<I veri patrioti>>, ha affermato tra l’altro Padula, <<furono gli strati popolari delle regioni del Sud, non certo Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele>>.

D. Dopo il successo di “Giorni di miracoli”, come ha pensato a questa nuova realizzazione?
<<Giorni di Miracoli>> è stato una performance caratterrizzata fortemente dalla fede con l’ausilio di una forte spiritualità, ed è stata realizzata prevalentemente con l’uso del mezzo filmico, “La storia mai raccontata”, ha più valenze: culturale, sociale, politica, religiosa, spirituale. Ho pensato alle insorgenze popolari del Sud prevalentemente perché la mia famiglia paterna ha origini in Basilicata, poi si trasferirono a Gaeta, roccaforte della resistenza contro l’invasione delle orde massoniche sabaude, ma anche perché io, fin dalla gioventù mi sono battuto per i popoli oppressi, per la sete di riscatto, per la identità dei popoli, contro le ingiustizie, le oppressioni, gli sfruttamenti. L’Italia paga oggi più che mai, “la storia sbagliata” direbbe Fabrizio De Adrè, dell’Unità. Una falsa unità, una finta unità, la storia va riscritta e io penso di dare un piccolo contributo a questo, spero che si accenda una miccia, per così dire, una miccia, culturale, spirituale, per un risveglio, per comunque ridisegnare tutto quanto. Il fenomeno della disoccupazione, il continuo ricorso alla emigrazione, affondano le radici nelle ingiurie della storia del nostro Paese>>.

D. Lei è, oltre che un intellettuale, un uomo di fede e la sua storia esistenziale, politica, spirituale, viene raccontata nel nuovo libro uscito in questi giorni per le Edizioni Il Melograno (info@edizioniilmelograno.it, che hanno sede proprio nel Sud, nella zona di Salerno: “Dal pugno alzato alle mani al cielo”.

<<Certo, non si tratta di una coincidenza, i miei libri sono pubblicati da case editrici che vanno da Milano a Palermo, ma che gli ultimi due siano uscito con le Edizioni Il Melograno di Salerno, non è proprio un caso. Io sono un uomo di fede, da diversi anni a questa parte e non credo al caso. Credo ai disegni di Dio. Io non credo che sia un caso l’aver avuto questa ispirazione di realizzare una performance sul “Brigantaggio”, nome infamante attribuito dalle soldataglie sabaude agli uomini dei fede del Sud. Io penso che questo sia un tempo favorevole per rivedere gli errori della storia. Ma gli errori della storia, in questo caso, hanno una matrice più che politica spirituale. Uno dei motivi fondamentali dell’accanimento contro le popolazioni del meridione d’Italia è stato proprio il voler prendere, per così dire con una “fava due piccioni”: conquistare le terre, sequestrare tutti i beni, ma nel contempo fare tabula rasa del cristianesimo in Italia. Occorre tenere bene presente che in primo luogo la massoneria è una realtà spirituale diabolica, una realtà che attinge forza e che si ispira e “prega” le realtà sataniche che esistono, non sono un fatto allegorico o una cosa d’altri tempi. Basta leggere i Vangeli, ma tutta la Parola di Dio è chiaramente incentrata anche su queste realtà. Per questo nel giuramento del brigante, si fa esplicito riferimento al “luciferino Vittorio Emanuele”. Si aveva una coscienza diciamo religiosa, ma il termine giusto è spirituale assai diversa da oggi, in questa società condizionata dal razionalismo e dal consumismo>>.

D Lei ha citato de Andrè
<<Ho citato il famoso cantautore genovese, perché la vicenda del “brigantaggio” nel meridione è paragonata alle vicende dei pellerossa. Anche quel popolo fortemente caratterizzato da una fortissima identità culturale e religiosa, fu preda di conquista da parte delle giubbe blu e rosse, la storia si ripete? Di fatto sì. I pellerossa avevano un forte senso religioso della vita, un grande rispetto per la donna e gli anziani, avevano il senso della famiglia e pregavano molto, certo la loro religione è molto lontana dal cristianesimo, ma, se si leggono i loro pensieri, i discorsi, le frasi celebri, esse ricordano molto da vicino la Sacra Scrittura, sono quelli che si chiamano i “semi del Verbo”, Dio ha creato l’universo con la Sua Parola, e quando ha detto: “E sia la luce…..e tutte le altre frasi contenute nel libro della Genesi, queste Parole sono “cadute” anche slla terra e sui popoli discendenti da Adamo ed Eva, i nostri progenitori. Di De Andrè ho registrato, reinterpretandola, “Canto del servo pastore”, tratta dall’album “Indiano”, poi c’è “Fiume Sand Ckreek, insieme ad altre cose”.

D Per quanto riguarda le vicende del Brigantaggio a chi si è ispirato?

<<Ad Eugenio Bennato. L’ho conosciuto a Terni, città dove sono nato e vissuto fino al 1985 , perché è stato direttore artistico del Festival della Canzone d’Autore “Inedito per Maria”, al quale sono arrivato in finale nel 2000. Devo però sottolineare una forzatura che mi sembra di aver rilevato nel testo “Brigante se more”, il cui titolo originale risulterebbe “Libertà”. Nelle prime strofe Bennato fa dire ai briganti: “Non ce ne fotte d’u re Burbone, a terra e a nosta e nun s’ha da tucca…”, invece il testo orginale dice….”Noi combattimme po’ re burbone….” mentre nella strofa finale il testo dice: …..”…e na preghiera pè sta libertà,” invece Bennato ha messo e: “na bestemmia pè sta libertà”.
A quali altre fonti ha attinto, musicalmente parlando?
<<”La buona pioggia” di Shel Shapiro e “Cruva del Cielo” di Yuri Camisasca. Due artisti dallo stile molto originale e sofisticato. Poi ci tante altre cose, ma non ve le anticipo.

D quando pensa che la performance sia pronta?
<<Spero nella prossima primavera, per essere pronti d’estate ad andare dove ci chiamano. Sarebbe bello organizzare un vero e proprio tour, attendo proposte, anche in questo senso. Si potrebbero realizzare momenti culturali itineranti che prevedono lo spettacolo, l’inervento di esperti e intellettuali, la diffusione di riviste specializzate e informazioni adeguate, libri. Dovrebbe iniziare una sorta di “controcultura”, “controinformazione”, capendo bene il termine “contro”: il senso è di dire, rivelare, una verità diversa da quella propinata>>.

20/11/2005





        
  



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