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Smerilliana. Dalla Provincia un'altra Rivista

| Intervista al Direttore Responsabile, Maurizio Marota.

di Konéro

 L'editore Casta Diva ha pubblicato il primo numero di “Smerilliana. Semestrale di civiltà poetiche”. La dirige Enrico D'Angelo, poeta e curatore di collane poetiche, traduttore, curatore di edizioni letterarie. Vi collaborano nomi prestigiosi anche se forse poco noti al grande pubblico. Ne parliamo con Maurizio Marota, che di recente ha pubblicato un saggio sulla poesia dialettale di S.Benedetto e Grottammare, una nuova traduzione di carmi catulliani e una intensa silloge poetica. 

Un'altra rivista di poesia, scrittura, saggistica, letterarietà. Se ne sentiva davvero il bisogno?
Rischierò forse di apparire banale rispondendo che la poesia è come l'aria, l'acqua o il sole, eppure è un paragone assai appropriato: non se ne può fare a meno e non se ne possiede mai abbastanza, perché inesauribile è il bisogno di bellezza. Nella società in cui viviamo mi pare vi siano due tendenze che finiscono con l'annullarsi a vicenda: da un lato c'è grande “fame” di poesia di fronte al grigiore della società consumistica, al materialismo dei tempi moderni, al nulla e al piattume dei mass media, dall'altro, però, spesso la si va a cercare dove non c'è. Pensiamo, per fare un esempio, a tutti quei giovani che la ricercano nei testi delle canzoni. “Smerilliana” è dunque una rivista, esclusivamente dedicata alla poesia - non l'unica nel suo genere intendiamoci - diffusa in àmbito nazionale, alla quale collaborano e collaboreranno i più importanti nomi della poesia italiana contemporanea. Sfogliando le pagine di questo primo numero si troveranno versi inediti di D'Angelo, Tarozzi, Frasca, Loi, Held, Pontiggia, Lanaro, Sannelli, Ramat, Insana. Vi è poi una sezione dedicata alla poesia straniera, nella quale compaiono le personalità poetiche più rappresentative e accreditate di varie nazioni anche extra-europee (in questo numero, oltre all'intervista al Nobel nigeriano Wole Soyinka, vi sono inediti della brasiliana Cecìlia Meireles, dell'hindi Shamsher Bahadur Singh, del danese Per Aage Brandt, del tedesco Robert Gernhardt, del cinese Yang Lian, del portoghese Casimiro de Brito), e una sezione di saggistica con scritti dedicati alla poesia. La redazione è composta da Paolo Aita, Alessandro Centinaro e Marco Fazzini, Giovanni Zamponi e dal sottoscritto; vi è inoltre un nutrito comitato scientifico di docenti provenienti da numerose università.  

Perché “Smerilliana”?  Il titolo non presta il fianco a critiche di “provincialismo culturale”, nonostante interventi come quello di Paolo Ruffilli ed altri noti autori?
La rivista si chiama “Smerilliana”  perché “è stata ideata entro le mura di una sorta di ‘cittadella ideale' della poesia, il borgo di Smerillo (…) un borgo che, per una sapiente e fortunata congiuntura di intenti, è stato eletto come luogo permanente di incontro fra le civiltà poetiche”. In realtà è un progetto nato grazie a Enrico D'Angelo, da anni residente a S.Benedetto, dove è direttore artisticod el Festival Internazionale della Poesia. Ed è stato proprio nel giorno successivo alla conclusione dell'ultimo Festival che i poeti, che vi avevano partecipato, sono stati ospitati a Smerillo, dove sono rimasti affascinati dal paesaggio e dalle bellezze del borgo piceno; nella stessa giornata si era anche proposto di lavorare al progetto di una rivista di poesia, che ora è stata realizzata grazie a Giovanni Zamponi e ad Enrico D'Angelo. È di quest'ultimo la direzione letteraria ed è lui che tiene i contatti con i collaboratori. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, cioè se il titolo non possa attirare sulla rivista critiche di “provincialismo culturale”, direi che, considerato quanto già dichiarato, il problema non sussiste proprio. A determinare il prestigio di Firenze, ad esempio, nella storia delle nostre lettere, non sono stati né i suoi edifici, né l'estensione del suo territorio, né il fatto di essere un'importante città dal punto di vista storico, ma esclusivamente gli ingegni e i nomi dei grandi letterati che con le loro opere hanno fatto sì che quella città fosse un punto di riferimento per la cultura, una vera e propria capitale letteraria italiana. Tale discorso vale anche per Smerillo e per “Smerilliana”: la rivista prende sì il nome da un meraviglioso e piccolo paese del Piceno, ma sono i nomi di coloro che vi collaborano a determinarne l'importanza e a conferirle autorità. 

Due soli numeri all'anno. Non rischiate eccessivo specialismo e scarsa visibilità?
Direi proprio di no. Due numeri all'anno ci permettono di curare nel migliore dei modi il prodotto, non certo povero di pagine. La visibilità non dipende dalla cadenza delle uscite. “Smerilliana”, attraverso il suo distributore, è presente nelle più importanti librerie d'Italia ed è visibilissima accanto ad altre ormai note per meriti e tradizione. Senza dire che poi vi saranno presentazioni e recensioni che la faranno conoscere ancora di più. 

Quale sarà il rapporto coi lettori, cogli studiosi accademici, coi Premi letterari, coi circoli di scrittura?
La rivista, date le caratteristiche che si sono dette, si pone come un punto di riferimento per quanto riguarda l'attuale poesia italiana e straniera. È rivolta a tutti coloro che hanno interessi in merito e non a una categoria in particolare. Oltre alla distribuzione nelle librerie, va anche ricordato che viene spedita a un nutrito indirizzario di poeti, molti dei quali si potranno trovare tra i collaboratori nei prossimi numeri. Riguardo ai contributi che di numero in numero appaiono nella rivista.

E noi ci auguriamo che questa iniziativa, che sottende un progetto così ambizioso ed interessante, decolli bene e venga accolta con rispetto ed interesse, mantenendo un pubblico non solo di nicchia.   

19/03/2003





        
  



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